mercoledì 15 febbraio 2023

La Via delle Buone Cose - Le degustazioni di Borghi d’Europa Osteria Antica Guizza - Conegliano (TV)

 





L’Osteria Antica Guizza è uno storico locale lungo via Costa, la strada che dal Castello di Conegliano (TV) porta a San Pietro di Feletto. Oggi nei suoi locali, che dopo la recente riapertura sono stati completamente rinnovati, possiamo ritrovare l’accoglienza e l’ospitalità delle vecchie osterie, dove si potevano degustare le specialità della tradizione culinaria trevigiana: la pasta e fagioli, i nervetti, la zuppa di trippe, ecc. ma che erano anche luoghi di incontro, di aggregazione e socializzazione dove si beveva un bicchiere di vino e si giocava a carte. L’obiettivo dei titolari dell’Osteria Antica Guizza è quello di raccontare ed interpretare il territorio collinare, anche attraverso una scelta attenta delle materie prime ed una accurata proposta dei vini. La selezione di formaggi e salumi e gli ingredienti del menu del giorno, provengono da piccole realtà produttive locali. Una cucina a Km Zero che valorizza la qualità della produzione locale, nel rispetto della stagionalità.

Lunedì 30 gennaio 2023, i giornalisti della redazione dell’associazione culturale Borghi d’Europa e della rivista Degusta, si sono dati appuntamento per i dialoghi itineranti su cibo, vino, territorio e sostenibilità all’Osteria Antica Guizza.

Questi i rappresentanti delle cantine e delle aziende che hanno partecipato all’incontro: Franco Adami titolare della Adami Spumanti di Colbertaldo di Vidor (TV)Denis Boscaratto titolare dell’Azienda Agricola Terre Boscaratto di Susegana (TV)Martino Zanetti fondatore di Col Sandago di Susegana (TV)Giacomo Zaninotto della Società Agricola Gli Allori di Conegliano (TV) e Vincenzo Agostini della Distilleria Le Crode di Quero Vas (BL).

La storia del vino è una storia antica; ogni vino ci racconta la connessione fra natura, cultura e tradizioni. Non sempre conosciamo realmente i luoghi dove è nato e la storia degli uomini che lo hanno prodotto. Per poter narrare delle storie vere, è indispensabile incontrare i vignaioli e conoscere direttamente la loro filosofia produttiva ed il lavoro che svolgono in vigna ed in cantina, un approfondimento del territorio con etichette selezionate. Durante l’evento abbiamo ascoltato testimonianze che ci hanno parlato anche di viticoltura eroica e del terroir unico dei vigneti scoscesi delle “Rive” - comprese nella zona di produzione della denominazione Conegliano - Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG - e dell’antico e raro vitigno Wildbacher, cantato da Luigi Veronelli.

Ecco alcuni dei vini degustati:



Wilbacher Colli Trevigiani IGT 2015 – Wildbacher 100% – alc. 13,5% vol. (bottiglia n. 327/3800)

Col Sandago – Susegana (TV)



Note di Degustazione

Rosso rubino intenso. Naso fine ed elegante che si apre con profumi di frutta rossa, prugne in confettura e sotto spirito, leggere note di scorza d’arancia ed erbe aromatiche, in chiusura aromi speziati e sentori di sottobosco. Un vino pieno, ampio, aristocratico ed equilibrato, dai tannini satinati. Di lunga persistenza.

Abbinamento

Filetto di maiale con prugne e patate.

Note Tecniche e Generali

Martino Zanetti, l’imprenditore alla guida del Gruppo Hausbrandt, ci ha spiegato che ha voluto puntare sui filari di questo vitigno, scoperti nella sua tenuta di Col Sandago in Susegana (TV). Il Wildbacher, il cui nome in lingua tedesca significa “ruscello selvaggio, non imbrigliato”, è un vitigno a bacca rossa originario della Stiria occidentale. Considerato un autoctono trevigiano, è stato introdotto in maniera significativa nella Marca Trevigiana solo agli inizi del Novecento, anche se i Conti Collalto di Susegana lo coltivavano da diversi secoli. Nell’anno 1980 è stato iscritto nel Catalogo Nazionale delle Varietà di Vite.

La particolarità del vitigno, che nel territorio collinare di Susegana ha trovato la sua giusta identità, è quella di essere una pianta rustica, in grado di sopportare bene i freddi primaverili e di buona vigoria; l’epoca di maturazione è generalmente tardiva grazie anche alla consistenza e resistenza delle sue bucce. Il Wildbacher, di Col Sandago, come racconta Martino Zanetti, è un vino raro, prodotto per passione, una produzione annua di appena 4.000 bottiglie. Nella vigna di tre ettari e mezzo, situata a circa 300 metri di altitudine, le piante delle viti godono di un microclima ottimale. In un’ottica di ricerca della qualità la decisione agronomica è di limitarne la resa a soli 65 quintali per ettaro. In cantina il vino matura 24-30 mesi in fusti di rovere da 500 litri, in parte nuovi ed in parte di primo e secondo passaggio, ed affina in bottiglia 12 mesi; un percorso che gli dona maggior espressività ed una maggior complessità olfattiva e gustativa.

Il giornalista Luigi Veronelli, grande conoscitore e cantore del vino italiano, così scriveva al sig. Martino Zanetti:

Avessi io la proprietà di quel vero e proprio cuore viticolo c’ha nome Col Sandago, non avrei dubbio alcuno. Spianterei tutte, ma proprio tutte, le viti di Prosecco, Merlot, Cabernet Sauvignon, quant’altre e lascerei - per una sua mostruosa eccellenza - la vite del Wildbacher”.



Vigneto Giardino “Asciutto” Dry 2021 – Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore Rive di Colbertaldo – Glera 100%– alc. 11% vol.

Adami Spumanti – Colbertaldo di Vidor (TV)

Note di Degustazione

Giallo paglierino, perlage sottile, fitto e persistente. All’olfatto il suo profumo fragrante rimanda alla primavera con l’aroma dei fiori di campo, di biancospino e acacia, poi sentori di frutta a polpa bianca ed erbette aromatiche; nel finale un tocco minerale. All’assaggio il sorso è avvolgente, accompagnato da una viva freschezza. Un vino di buona armonia ed eleganza con doti di lunghezza e fine sapidità.

Abbinamento

Eccellente come aperitivo da accompagnare a finger food di pesce fritto; da provare anche a fine pasto con una crostata di albicocche.

Note Tecniche e Generali

La cantina Adami di Colbertaldo di Vidor nasce nell’anno 1920 con l’acquisizione del Vigneto Giardino, toponimo codificato nell’epoca napoleonica, divenuto emblema dell’azienda. Un terreno calcareo, magro e poco profondo, adagiato sulla roccia madre, che permette di ottenere un vino di ottimo livello qualitativo, “un vino ‘Asciutto’, un vino che raccoglie in sé tutti i pregi dell’area Prosecco”. La storia del Prosecco Superiore Rive di Colbertaldo Asciutto nasce nell’anno 1933 quando Abele Adami, il nonno del sig. Franco, decise di presentare alla mostra mercato dei Vini Tipici d’Italia, il vino ottenuto con le uve del Vigneto Giardino, che venne riconosciuto come il primo “cru” di Valdobbiadene, ottenendo un attestato di merito.

Franco Adami ci ha coinvolto con il racconto ricco ed approfondito del famosissimo vino spumante da uve glera, ottenuto con il metodo Martinotti, prodotto nello straordinario territorio di elezione del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, nelle colline patrimonio dell’Unesco. Il vino che viene designato con la menzione “Rive” appartiene alle 43 microzone nei 15 comuni storici della denominazione. Vigneti scoscesi e pendii impervi, che richiedono un lavoro manuale lungo e faticoso da parte dei viticoltori. Ogni “cru” presenta una diversa peculiarità di suolo, esposizione e microclima, vocazione che determina le differenti espressioni gustative della glera legate alla diversità di ogni collina; nel bicchiere ritroviamo così il frutto della fusione tra la vite e la sua zona di produzione.

Il disciplinare che regola la denominazione “Rive” è restrittivo e prevede una ridotta produzione per ettaro, la raccolta delle uve esclusivamente a mano e una vinificazione separata per ogni singolo comune o frazione.

Come scegliere qualità e terroir ed incontrare i buoni vini? Il consiglio di Franco Adami è questo: Prosecco SI, ma da DOVE? Perché è necessario conoscere il territorio ed il produttore e, possibilmente, camminare fra i filari.



Nella prossima puntata, le degustazioni delle altre aziende presenti all’evento.



Antonella Pianca

giovedì 9 febbraio 2023

VINO E DINTORNI: ITALIA DEL GUSTO A GRANDILANGHE 2023

 





Andiamo a scoprire com’è andata la settima edizione della famosa kermesse enologica piemontese

Milano, 8 Febbraio 2023- Il 30 e 31 gennaio u.s, a Torino, nella splendida cornice delle Ogr si è svolta la settima edizione di Grandilanghe, a famosa kermesse enologica volta a promuovere le eccellenze di Langhe, Roero e per la prima volta anche ai Nebbiolo dell’Alto Piemonte (le 8 Doc Boca, Bramaterra, Colline Novaresi, Coste della Sesia, Fara, Lessona, Sizzano, Valli Ossolane e le  2 DOCG  Gattinara e Ghemme).

Un banco d’assaggio che ha visto protagoniste circa 240 cantine, pronte a presentare nuove e vecchie annate di vini assolutamente rappresentativi dei loro territori ( per le Langhe, il Barolo 2019 e Barbaresco 2020) ad un notevole flusso di operatori del settore e buyer internazionali (ottima e strategica la scelta di confermare la manifestazione nel capoluogo piemontese).

L’Italia del Gusto ha presenziato anche quest’anno a Grandilanghe, ritenuta rassegna di prim’ordine per la comunicazione e la diffusione di una cultura del vino sana e giusta: il Piemonte con le sue molteplici zone vinicole è infatti parte importante dei progetti d’informazione del Percorso Internazionale Eurovinum, Paesaggi della Vite e del Vino.

 

Gli assaggi dell’Italia del Gusto a Grandilanghe sono iniziati con la zona del Roero:

-veramente interessanti i Roero Arneis Docg Riserva Bric Varomaldo annate 2022 e 2019 dell’Azienda Agricola Generaj Gian Paolo Viglione di Montà (Cn), il Roero Arneis Docg San Michele 2021 e il Riserva Docg San Defendente 2020 di Deltetto di Canale (Cn) e poi il Roero Arneis Docg 2022 e il Riserva Docg Savij 2019 dell’Azienda Agricola Careglio di Baldissero d’Alba (Cn)

-per quanto riguarda il Roero rosso,, molto apprezzati ll Roero Docg Batistin 2019 e il Riserva Docg 2018 della Cantina Mario Costa di Canale (Cn), poi il Roero Docg Bric Nota 2019 di Bajaj di Monteu Roero (Cn) e last but not least, il tris di Roero Riserva Docg S.S. Trinità 2018, Monbeltramo 2017 e Renesio 2011 di Malvirà di Canale.

-Barbaresco: davvero ottimi il Barbaresco Docg Riserva 2015 Basarin e l‘altra Riserva Docg, sempre 2015 San Cristoforo Campo Quadro di Punset, azienda agricola biologica di Neive (Cn) e poi il Barbaresco Docg Rabaja 2020 e la Riserva Docg Rabaja 2016 di Giuseppe Cortese.

-tra i Barolo notevoli ll 2017 Docg e il 2009 Docg della Famiglia Anselma, poi le due riserve di Anselma Giacomo di Serralunga d’Alba, il 2015 Docg Collaretto e il 2014 Docg Vigna Rionda, il Barolo Docg 2019 Riva Rocca e, sempre 2019 il Barolo Docg Sorano di Claudio Alario di Diano d’Alba (Cn), ed infine il Barolo Docg 2019, il Docg 2018 Pichemej e il Docg 2018 Bussia dell’Agricola Marrone di La Morra, azienda agricola di La Morra (Cn), già comunicata dall’Italia del Gusto in altre occasioni.

Inoltre, è stato ritenuto un rosso dalle grosse potenzialità il Langhe Doc Nebbiolo Frac 2021 di Simone Cerruti, piccola e giovane realtà di Castiglione Tinella (Cn)

In alto i calici!